Lo Studio Istituzioni si è andato formando nel tempo seguendo il ritmo dell’esperienza, segnato da competenza, professionalità e amicizia. L’amicizia, se vera, porta con sé l’umiltà, che consiste essenzialmente nella serena accettazione dell’oraziano “est modus in rebus”: in tutte le cose, e in particolare in quelle che possono interessare la giustizia, c’è un punto di equilibrio, un modo di essere che va compreso e rispettato.
Gli oltre quindici professionisti che fanno parte dello studio condividono questo punto di vista nella vita quotidiana trascorsa insieme e desiderano lasciarlo in eredità, un domani, a chi verrà. L’avvocato e professore universitario Mario Bertolissi, l’avvocato Francesca Mazzonetto; gli avvocati Giuseppe Bergonzini, Giovanna Tieghi e Giulia Bertolissi; il dottore commercialista Alessandro Baracco nonché le responsabili della segreteria, Valentina Boldrin, Daniela Peggiato e Maria Chiara Bovolato, credono ancora che il rapporto personale con il cliente – l’“intuitus personae” – rappresenti il fulcro di quella che è la professione libera per eccellenza, perché votata alla difesa delle libertà e dei diritti. Nello studio legale si realizza, dunque, una sintesi vera tra ricerca, analisi, riflessione critica ed esperienza: le due attività, scientifica e professionale, sono intimamente connesse e si completano a vicenda, nella prospettiva di una comprensione ampia del fenomeno giuridico.
Lo studio ha un suo manifesto: di fronte ai sempre più evidenti segnali di crisi dello Stato e, in particolare, dello Stato apparato, dello Stato burocratico, dello Stato produttore di regole; di fronte, ancora, all’infrangersi del rapporto tra economia di mercato e Stato sociale; di fronte alle manifeste contraddizioni della democrazia contemporanea, è necessario recuperare – soprattutto evitando il processo e, ove ciò non sia possibile, nel processo – la centralità della persona e delle differenti espressioni della soggettività, che vanno dalle formazioni sociali intermedie alle aggregazioni di impresa, per finire con l’amministrazione concepita come servizio e non già come potere autoreferenziale.
Una simile prospettiva ha una sua immediata ricaduta sul modo di esercitare non tanto la professione, quanto l’arte dell’avvocato, il quale deve sì maneggiare leggi, decreti, atti amministrativi, contratti ecc., ma occuparsi anche, se non soprattutto, di persone, con le quali ragionare, colloquiare, confrontarsi finanche con estrema durezza, ma sempre in vista di un risultato che deve essere il migliore possibile, in concreto, per il cliente. Per questo, chi segue una pratica è interlocutore permanente del cliente dello studio, il quale ha il diritto di sentirsi accompagnato lungo un cammino spesso tortuoso, lungo, difficile.
E c’è una seconda essenziale ricaduta: le cause si fanno soltanto quando rappresentano il rimedio estremo non differibile e si sostengono soprattutto per evitarle, essendo convinti che non è il caso di appesantire i ruoli di una giustizia logora né di attendere i tempi della giustizia, che sono davvero biblici.
Le diverse competenze che qualificano lo studio consentono di fornire consulenza e assistenza anche nei giudizi dinnanzi alla Corte costituzionale, alle Corti dell’Unione europea, alla Corte di cassazione, al Consiglio di Stato, alla Corte dei conti, ai giudici tributari e alle altre giurisdizioni speciali, ivi compresa la Sezione disciplinare del Consiglio superiore della Magistratura.
Lo studio si occupa di diritto costituzionale, diritto amministrativo (in particolare con riguardo a urbanistica e edilizia, appalti, sanità, istruzione), responsabilità degli amministratori e dipendenti pubblici, diritto tributario, diritto civile e commerciale, diritto del lavoro, diritto dell’Unione europea.